Giuditta, figlia del Dottor Martelli Francesco e di Petroli Francesca è nata a Portigliola (RC) il 13 aprile 1893. Il padre, medico condotto, uomo di fede e di rigidi princìpi morali fece del suo lavoro una vera missione, per questo era amato e stimato da tutto il paese, la madre profondamente cattolica e caritatevole, consapevole della loro condizione economica agiata, fece di tutto per aiutare le persone più bisognose.
Sull’esempio dei genitori Giuditta si dimostrò ben presto caritatevole e pia. Dotata di una acuta sensibilità, sin da bambina aveva conosciuto attraverso le persone che frequentavano lo studio medico del padre, la vera sofferenza, materiale, fisica e morale che la circondava ed aveva capito che non poteva e non voleva restare indifferente, che doveva fare qualcosa di concreto per alleviare i disagi e le sofferenze del prossimo.
All’età di 18 anni sente la chiamata di consacrare la sua vita al Signore, ma per difficoltà familiari, dovette attendere diversi anni prima di vedere realizzato il progetto che Dio aveva su di lei. Intanto con alcune sue compagne iniziò un vasto apostolato nel suo paese nell’ambito parrocchiale: visita e porta soccorso agli ammalati; soccorre i poveri; consola e consiglia le famiglie che sopportano gravi situazioni di povertà morale e materiale; si prende cura dei bambini dove la vigilanza dei genitori manca. Mentre nell’ambito parrocchiale - mobilitando alcune donne e ragazze del paese e si dedica al decoro della chiesa, la pulizia dell’altare, dei vasi sacri, nonché all’istruzione catechetica dei piccoli, l’animazione del canto, della preghiera, e guida delle associazioni allora esistenti nella parrocchia
Attorno a lei si riunì un gruppo di giovane entusiaste dell’apostolato che Giuditta svolgeva e dell’amore di Dio che ella trasmetteva.
Decisivo, per la realizzazione della sua scelta vocazionale, fu l’incontro avvenuto a Condoianni con l’Arciprete Don Antonio Toscano sacerdote esemplare di Roccella Jonica, che si trovava in quel luogo per la predicazione quaresimale del 1919. Giuditta chiese a lui consiglio e l’arciprete come ispirato da Dio le disse: Tu fonderai un Istituto dedicato allo Spirito Santo.
Intanto, tramite Don Antonio Toscano, Giuditta conosce Annarosa Macrì e condivide con lei la devozione allo Spirito Santo. Don Toscano restò la sua guida spirituale fino a quando diverse incomprensioni costrinsero Giuditta a chiudere i rapporti con lui.
Passarono diversi anni prima della realizzazione del progetto che Dio aveva su di lei. Diverse sofferenza si abbatterono sulla famiglia Martelli: la morte (28/04/1919) del padre di Giuditta, la morte prematura (01/11/1922) del fratello minore, morto a 17 anni, il dissesto economico, il dovere di affiancare la madre nella sua vedovanza per la cura della casa e del patrimonio familiare la costrinsero a prendere del tempo.
Probabilmente nella Pentecoste del 1923, o il 16 marzo 1923, Giuditta lasciò la casa paterna e la famiglia e andò a vivere in quella di Mariarosa Franco a Portigliola con altre due o tre giovane donne - Rosa Zito di anni 28, Caterina Panetta di anni 23 e Immacolata Caterina Romano dando avvio alla nuova Congregazione “Ancelle Parrocchiali dello Spirito Santo”.
La nuova famiglia religiosa benedetta da Dio e incoraggiata dal Vescovo Mons. Giovanni Battista Chiappe. Dietro richiesta di Madre Giuditta, il 14.2.1927 ottiene dal medesimo presule la facoltà di conservare in casa la SS. Eucaristia.
Insieme costituirono una piccola Comunità di preghiera di apostolato parrocchiale, d’impegno sociale e di carità verso i poveri, - il seme del futuro Istituto delle Ancelle Parrocchiali dello Spirito Santo.
Il Vescovo Mons. Giovanni Battista Chiappe seguiva con particolare attenzione questa piccola comunità che andava sviluppandosi nella sua Diocesi e precisamente nel paese di Portigliola.
Nell’anno1927 il Vescovo chiese ed ottenne dalla Sacra Congregazione dei Sacramenti l’autorizzazione “ad annum” perché si potesse conservare il Santissimo Sacramento nella Cappella allestita con devozione presso la residenza ad uso monacale di tre donne.
Sr Rosa Zito per motivi d’incompatibilità di carattere con la consorella Maddalena Panetta lasciò la Comunità ma al posto di lei si aggregò Immacolata Romano.
Quindi, le prime seguaci di Madre Giuditta furono: Sr Maddalena Panetta, Sr Immacolata Romano e sua sorella Sr. Maria Rosa Franco.
Si associarono alla comunità nascente altre ragazze tanto che Madre Giuditta si vide costretta a chiedere alla famiglia il Palazzo Martelli che le toccava in eredità. Ottenuto detto immobile si trasferì in questa sede con la comunità e le attività che iniziavano a prendere forma: Apostolato della preghiera che inculcavano al popolo animando e dirigendo le ore Eucaristiche e tutte le funzioni liturgiche parrocchiali; l’apostolato dei piccoli con l’asilo; e della gioventù femminile con l’arte del cucito e del ricamo.
Madre Giuditta con il fascino della sua carità operosa attraeva le pie fanciulle del paese che la seguivano volentieri tanto che tra gli anni 1923 - 1940 si associarono alla Comunità nascente Elisabetta Staltari, Rosina Aglirà, Teresa Martelli, Carmela Romano (sorella di Immacolata Romano), Ester Sansotta, Anna Logozzo, Amalia Fazzari, Celestina Gremone, Giuseppina Codispoti, Maria Geltrude Mina, Assunta Romano, Giovanna Ritorto, Teresa Preteroti, Rosaria Caruso, Teresa Mammone, Francesca Varacalli, Candida Sità, Maria Grazia Gazzaniti, Nazarena Capogreco, Colombina Celentano, Sofia Murdolo, Celina Calautti, Michelina Renda e la sorella Maddalena.
Giuditta riunendo queste giovani più che fondare una congregazione pensava di giovare al popolo e spendere la propria vita per la gloria di Dio.
Mancava loro un regolamento di vita comunitaria ma fecero di Cristo la loro regola vivente, la carità loro unica legge, loro caratteristica l'unione dei cuori, tanto che venivano distinte e riconosciute dal popolo come le suore che si vogliono bene.
Giuditta, vedendo crescere il numero delle suore sentì l’esigenza di un regolamento di vita che le guidasse nella via della perfezione perciò un giorno chiamò le sue consorelle e disse loro: Don Antonio Toscano ci guida da tempo, Padre Santonicola (Redentorista) è un ottimo religioso e può aiutarci a stendere un regolamento di vita. Interpellato il Padre accettò l’incarico e dietro suggerimenti di don Toscano e confrontandosi con Madre Giuditta estese il testo delle Costituzioni e le Regole.
Nel settembre del 1931 Madre Giuditta, dalle mani dell’Arciprete Toscano, ricevette il testo delle Costituzioni.
Il 25 marzo 1933, con l’approvazione del Vescovo Giovanni Battista Chiappe, presente Don Antonio Toscano, Madre Giuditta e le sue prime compagne Maddalena Panetta, Maria Rosa Franco e Caterina Romano fecero i voti temporanei privati di Castità, Povertà e Obbedienza.
Madre Giuditta si attribuì il nome di suor Giuditta della Santissima Trinità la denominazione dell'Istituto nasce dalla devozione dello Spirito Santo, da Maria Ancella dello Spirito Santo e dall’attività apostolica parrocchiale. Dall’attenzione a queste tre caratteristiche viene formulato il nome dell’Istituto “Ancelle Parrocchiali dello Spirito Santo”.
Dal 1937 al 1949 l’Istituto ebbe una considerevole diffusione nella Diocesi di Gerace-Locri con l’apertura di ben nove case.
Il 15 febbraio 1944 Madre Giuditta con alcune suore si trasferì definitivamente nella casa di Locri perché più centrale e facilmente raggiungibile dalle suore delle altre case.
Il 25 marzo 1950, solennità dell’Annunciazione, Sua Ecc.za Mons. Giovanni Battista Chiappe, considerato il bene apostolico e lo sviluppo della nascente famiglia religiosa delle “Ancelle Parrocchiali dello Spirito Santo” concede il Decreto di Erezione Canonica. (Reg.nel Boll.pag.343) Firmato Giov. Battista Chiappe-Vescovo – Gerace Locri.
Il 2 gennaio 1951, dopo un corso di esercizi spirituali, la Madre Giuditta Martelli con le consorelle: Sr. Rosa Aglirà, Sr. Sofia Murdolo, Sr. Ester Sansotta, Sr. Amalia Fazzari, Sr. Carmela Romano, Sr. Celestina Gremone, Sr. Teresa Martelli, Sr. Grazia Gazzaniti, Sr. Giuseppina Codispoti, Sr. Candida Sità, Sr. Teresina Preteroti, Sr. Michelina Renda emisero i voti perpetui, nelle mani del Vescovo Mons. Giovanni Battista Chiappe, presenti Don Toscano e Padre Santonicola.
Il 26 Agosto 1951 muore il Vescovo Giovanni Battista Chiappe.
Il 3 gennaio 1952 venne approvato il testo delle Regole “Ancelle Parrocchiali dello Spirito Santo” dell’Arcivescovo di Reggio Calabria Monsignor Giovanni Ferro.
Il 05 Aprile 1952 viene incardinato Vescovo della Diocesi Gerace-Locri Mons. Pacifico Maria Perantoni.
La Congregazione, in questo periodo, vide una grande fioritura di attività apostoliche e caritative. La Madre Martelli aprì le porte a diverse attività della Diocesi promosse dal Vescovo tanto che l’Istituto di via Trieste viene considerato la fucina operosa della carità diocesana. In questo nostro Istituto infatti, avevano sede gli uffici dell’O.D.A. e della P.O.A. con la distribuzione di viveri per chi ne aveva bisogno; un ambulatorio medico, scuole di stenodattilografia, di ricamo, di taglio e cucito. Le suore di Madre Giuditta, con alacrità e spirito di sacrificio, contribuirono con la loro opera gratuita in tutto ciò che era di loro competenza.
Nel 1951 e 1952 sul territorio calabrese si abbatterono le due grandi alluvioni portando devastazioni ovunque e distruzione d’ interi paesi.
Per venire incontro al disaggio di tante famiglie Madre Giuditta accolse nel suo Istituto oltre settanta bambine provenienti dai paesi disastrati dando loro calore umano, cibo, vesti e proseguimento dell’insegnamento scolastico. L’opera venne chiamata “Orfanotrofio Pio XII”.
Il giorno 8 Ottobre 1953 nella Città di Matera, si aprì la prima casa fuori Diocesi con Scuola Materna e apostolato parrocchiale.
L’ORA DELLA PROVA
In questo periodo così esplosivo di attività apostolica e caritativa, nonché di vita interiore e adesione all’impegno vocazionale, una vicenda dolorosa coinvolse la Congregazione delle Ancelle Parrocchiali dello Spirito Santo per via del francescano P. Pierluigi Nadali (di v.m.) che con le sue ispirazioni mistiche erronee, e “Spinta ingenua verso una più profonda spiritualità” (Laganà Jole) - influì Madre Giuditta la quale aderì a dette aspirazioni.
Il tempo della permanenza di p. Pierluigi a Locri da quando iniziò a divulgare le sue idee a quando il Vescovo lo espulse dalla sua Diocesi diffidandolo di non tornare più, è stato breve, i contatti con la Madre pochi. Il dopo è stato tragico in quanto il Padre continuava a mandare lettere al gruppo dei “Fiorellini” e queste lettere, tramite le sorelle Milito Concetta e Maria, arrivavano anche alla Madre.
Per questo motivo la Madre Martelli venne accusata di tenere ancora contatti con il P. Pierluigi nonostante il divieto del Vescovo
Il Vescovo Mons. Perantoni, per dette convinzioni, intervenne drasticamente con una lettera datata il 22 Novembre 1955, Madre Giuditta venne espulsa dal suo incarico di Superiora Generale della Congregazione, relegandola in un appartamento dell’Istituto di Via Trieste.
Questo fu il un momento più tragico e doloroso nella storia della Congregazione, e di Madre Giuditta ma anche per le singole suore, l’ora della prova più dura. La famiglia delle Ancelle si vide smembrata, le suore private d’incontrarsi con la Madre, private anche loro di ricevere la Santa Eucaristia.
La Madre resta isolata con tre suore, sr. Celestina Gremone, sr. Rosina Romeo e sr. Maria Larosa, che non vollero separarsi da lei e con sua sorella Sr. Maddalena. Nessuno, suore e laici, poteva andare a visitarla. Trasgredire tale divieto costituiva peccato mortale.
Alla Madre vengono tagliati i viveri e le medicine e quando vanno dai fornitori per prendere qualcosa, viene negato loro anche il pane. La povera Madre e le poche suore rimaste con lei si trovano in una situazione disumana.
Ma quello che addolorava di più Madre Giuditta, oltre la privazione dell’Eucaristia, era la separazione dalle sue figlie. Racconta Sr. Celestina Gremone che Madre Giuditta un giorno presa da nostalgia di vedere le suore si sporse dalla scala per guardare giù e vederle passare mentre attraversavano il corridoio per andare in Cappella. Sperava d’incontrare qualche sguardo ma vedendo che nessuna alzava il capo verso di lei, ebbe una crisi di pianto così accorato che non riuscivano a consolarla e per farla smettere dovettero rimproverarla duramente.
La Madre soffriva di cuore, di diabete mellito ed anche sua sorella Maddalena aveva una salute precaria, tutte e due avevano estremo bisogno di medicine e di cure mediche ma non si lamentavano. Perciò il fratello Giuseppe, medico, intervenne con una lettera rispettosa ma ferma, indirizzata al Vescovo nella quale faceva presente le angherie che le due sue sorelle Sr. Maddalena e Sr. Giuditta sopportavano e che se anche erano sostenute dallo spirito di fede e rassegnazione, le loro condizioni di salute erano al limite e che la situazione potrebbe precipitare in breve tempo. Chiede di rallentare le privazione e permettere che i parenti possono andare a visitarle e portare un poco di conforto.
In questo periodo ci fu una folta corrispondenza tra la Madre Giuditta e il Vescovo Perantoni di promesse e smentite e finalmente dopo un anno di dura prova, il Vescovo con decreto ritira l’espulsione della Madre ammettendola nella vita di Comunità e riunendo e pacificando tutte le suore che ritornano ad essere felici di poter riabbracciare la Madre Fondatrice.
Nel mese di Dicembre 1956, dopo diverse vicissitudini e un atto esplicito di obbedienza al Vescovo Mons. Perantoni, Madre Giuditta, già provata nella salute viene riammessa nella comunità. Grande gioia per tutte le suore che possono riabbracciarla e ricreare l’unità della famiglia religiosa.
Ma, ormai, la Madre duramente provata dagli eventi e dalla sua malferma salute si trovò alla fine dei suoi giorni, solo dopo cinque mesi dalla sua riammissione
Negli ultimi giorni della sua vita sembrava molto felice, quel mese di maggio per lei era speciale tanto da chiamarlo: “maggio bello”. Forse perché era molto devota alla Madonna o, forse prevedeva la sua imminente dipartita. Nonostante la sua malferma salute, improvvisamente decide di alzarsi dal letto e chiede a sr. Lina, sua segretaria, di accompagnarla dal Vescovo perché doveva urgentemente parlare con lui. Il Vescovo la riceve volentieri ma lei non riesce a dire nulla. Ritorna e si rimette a letto contenta, chiede ancora una volta di fare il testamento dei suoi beni, per esprimere la sua ultima volontà ed assicurarsi che questi siano a beneficio della Congregazione, riceve i Sacramenti, raccomanda al Vescovo di tenere le suore unite e di volerle bene e lascia questa terra per il cielo.
Il 17 Maggio 1957 volle fare testamento dei suoi beni al Vescovo pro-tempore per l’erigendo Istituto “Ancelle Parrocchiali dello Spirito Santo”
Il 21 Maggio 1957 alle ore 06,55 Madre Giuditta muore, dopo aver ricevuto i sacramenti e affidata la Congregazione al Vescovo Perantoni dicendogli: “Eccellenza vi raccomando le mie figlie vogliate loro bene e fate che si vogliano bene tra loro”.
Il 22 Maggio il Vescovo Mons. Perantoni volle presiedere il funerale con molti Sacerdoti e Religiosi concelebranti e una folla di gente che volle dare l’addio alla loro grande benefattrice.
GALLERIA FOTOGRAFICA
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